Lago Santo: lo specchio antico tra rocce, storia e uomini
Il Lago Santo
Adagiato a 1 501 metri s.l.m., il Lago Santo è il più ampio bacino naturale dell’Appennino Modenese e il secondo dell’intero Appennino settentrionale, subito dopo il suo omonimo parmense. Con i suoi 58 000 m² di superficie, un perimetro di 1 250 metri e una profondità massima di circa 20 metri, custodisce al suo interno paesaggi, leggende e memorie civiche che fondono natura e cultura
Origine e morfologia
Il Lago Santo presenta un’origine glaciale e di frana: si trova alla base del maestoso Monte Giovo (1 991 m), il cui fianco precipita per circa 150 m, con la famosa terrazza pensile detta “Borra dei Porci” o “Pianelli” in dialetto locale .
Questa terrazza raccoglie le acque da un rio che scende direttamente nel bacino, segno tangibile della dinamica morfogenetica che ha creato il lago.
Fili d’acqua: immissari ed emissario
Il Lago Santo è alimentato da tre sorgenti di montagna:
- una proveniente dalla Boccaia,
- una dalla costiera della Serra,
- una dal terrazzo della Borra dei Porci.
L’unico emissario del Lago Santo si trova nel lato meridionale, poco sotto il Rifugio Vittoria, storico rifugio escursionistico e punto di ristoro per gli amanti della montagna .
Accessibilità: tra Pievepelago e Tagliole
Si accede al Lago Santo tramite la strada da Pievepelago a Tagliole, oppure da Dogana Nuova (Fiumalbo) attraversando affascinanti borghi montani o come Rotari, Ronchi e Ca’ di Gallo. da dove partono percorsi alternativi, passando sopra la dorsale del Monte Modino
Nei pressi del lago sorge il parcheggio noto come Pian de Remi, un punto di sosta dalla denominazione evocativa: era proprio qui che transitava la storica Via dei Remi, il tracciato usato nel XVI–XVII secolo per trasportare legname – abeti e faggi – verso i cantieri navali del mare
Percorso della Via dei Remi: storie di legno e acqua
Per secoli, dalle foreste di Cutigliano e Abetone, tronchi erano spinti su zattere lungo fiumi fino a Barga, dove attendevano il trasporto verso Pisa.
Il percorso, sfruttabile solamente da primavera a autunno, scavalcava crinali appenninici, tra valichi alpestri, piedi di falde glaciali e paesaggi grandiosi
La Via dei Remi incrociava il Lago Santo, passando per Pian dei Remi, Foce a Giovo e Colle Bruciata: un itinerario di fatica, ingegno e intraprendenza, oggi riscoperto da escursionisti e appassionati di storie antiche .
Storia e confini: tra Toscana e Modena
Carlo Lodovico di Borbone (1799–1883)
Duca di Lucca fino al 1847, Carlo Lodovico abdicò in favore della Toscana, permettendo la firma del Trattato di Firenze.
Questo atto modificò i confini tra Toscana e Modena, sancendo l’ingresso del Lago Santo nel dominio estense.
La sua figura è centrale per capire la complesa storia politico-territoriale del Frignano nel XIX secolo .
Fino al XIV secolo il lago apparteneva alla Comunità di Barga, poi passò alla Repubblica di Firenze e successivamente al Granducato di Toscana.
Fu solo nel 1847, con l’abdicazione di Carlo Lodovico di Borbone e il Trattato di Firenze, che il Lago Santo e i suoi pascoli vennero incorporati nel Ducato di Modena, inserito poi nella Provincia di Modena con l’Unità d’Italia .
Nonostante il cambio di sovranità, il Comune di Barga mantenne gli usi civici sui terreni limitrofi, una testimonianza straordinaria di continuità giuridica locale rimasta intatta fino ai giorni nostri .
Leggenda romantica: l’ultimo abbraccio “santo”
Oltre ai dati geografici, il Lago Santo è avvolto da una delle più struggenti e simboliche leggende appenniniche. Vi si narra che due pastorelli, innamorati in segreto nonostante l’ostilità delle loro famiglie, si incontrassero sulla riva ghiacciata del lago. Un giorno, correndo l’uno verso l’altra, il ghiaccio cedette: sprofondarono insieme, stretti in un ultimo abbraccio, un gesto così puro da “sacralizzare” le acque. Il lago prese così il nome di “Santo”
La leggenda continua: una voce che, quando ci si avvicina al punto in cui il ghiaccio cedette, sembrerebbe risuonare dalle profondità:
“Non violate queste acque, rese sante dal nostro amore e dal nostro sacrificio”.
Secondo il racconto, nemmeno i pastori osano scorgerne il fondo, per rispetto dell’amore tragico che le ha rese sacre.
Perché il Lago Santo vale una visita
- Geologia unica: origine glaciale e frane, terrazzi naturali e pareti rocciose impressionanti.
- Storia concreta: Via dei Remi, confini contesi, continuità giuridiche.
- Cultura viva: leggende popolari e sacralità rurale.
- Esperienza autentica: silenzi alpini, rifugio, natura e paesaggi mozzafiato.
Suggerimenti pratici
- Parcheggia al Pian de Remi: punto ideale per esplorare il lago e le vecchie tracce della Via dei Remi.
- Raggiungi la terrazza della Borra dei Porci per osservare il Monte Giovo da un punto di vista privilegiato.
- Visita i rifugi per un’ospitalità montanara vera.
- Porta cartine CAI o GPS: i sentieri intorno al lago conservano antiche tracce di mulattiere storiche.